Recensione: Non è la fine del mondo

«C'è sempre qualcosa che, a un certo punto della nostra vita, ci trasforma in qualcuno che non credevamo di essere o, piuttosto, ci svela esattamente cosa siamo. La prospettiva sembra diversa, eppure non lo è»

Non è la fine del mondo
di Alessia Gazzola
Feltrinelli

Trama
Emma De Tessent. Eterna stagista, trentenne, carina, di buona famiglia, brillante negli studi, salda nei valori (quasi sempre).
Residenza: Roma. Per il momento – ma solo per il momento – insieme alla madre, rea di aver chiamato le figlie (Emma e Arabella) come le protagoniste di un romanzo Regency nella convinzione che avere nomi romantici sarebbe stato un punto di forza per loro (per essere sfottute, senz’altro).
Cosa non le piace: il chiasso. Le diete. La mondanità. Il rumore dell’aspirapolvere. La maleducazione.
La sua idea di felicità: bufera con folate di vento ululanti. Una candela, un divano e un plaid. Un romanzo rosa un po’ spinto, rigorosamente ambientato in epoca Regency. Un pacco di biscotti – vanno tutti bene, purché basti guardarli per dichiarare guerra alle coronarie.
Sogni proibiti: il villino con il glicine dove si rifugia sempre quando si sente giù. Un uomo che non può (non deve!) avere. Un contratto a tempo indeterminato.
A salvarla dallo stereotipo della zitella, solo l’allergia ai gatti.
Il giorno in cui la società di produzione cinematografica per cui lavora non le rinnova il contratto, Emma si sente davvero come una delle eroine romantiche dei suoi romanzi: sola, a lottare contro la sorte avversa e la fine del mondo.
Avvilita e depressa, dopo molti colloqui fallimentari trova rifugio in un negozio di vestiti per bambini, dove finisce per essere presa come assistente. E così tutto cambia.
Ma proprio quando si convince che la tempesta si sia allontanata, il passato torna a bussare alla sua porta: il mondo del cinema rivuole lei, la tenace stagista.
Deve tornare a inseguire il suo sogno oppure restare dov’è, in quel piccolo paradiso di tulle e colori pastello? E perché il famoso scrittore che aveva a lungo cercato di convincere a cederle i diritti di trasposizione cinematografica per il suo romanzo si è infine deciso a farlo? E cosa vuole da lei quell’affascinante produttore che per qualche ragione continua a ronzare intorno al negozio dove lavora?



Sono i luoghi la parte più suggestiva di questo romanzo, che  - come nelle migliori pellicole - cambia ambientazione in base all'umore della protagonista: i tempi bui del lavoro da stagista in una stanza che sembra quasi prima di ossigeno, la casa di produzione radical chic ed essenziale in cui la creatività domina, un negozio dove anche le sfumature di colore hanno un nome, dove tutto sembra aver subito una passata di scintillante polvere magica e una casa meravigliosa dove fermarsi a riflettere sotto un glicine.

«Mentre un glicine cade da un rampicante dritto nel mio piatto, sento di provare una gioia bollente, irresistibile. Qualcosa di inedito, di sorprendente. Così mi dico che il bello di una vita che spesso è stata opaca è che mi ha insegnato ad amare la bellezza degli accessi di colore, a saperli fissare nel cuore, dove risplendono vividi, incontaminati»

Non è la fine del mondo è il mio primo romanzo di Alessia Gazzola (edito Feltrinelli), scelto perché ho letto delle recensioni che mi hanno lasciato la voglia di scoprire di più di questo piccolo libro e perché ho sentito parlare molto bene di questa autrice.
Non posso che confermare quanto detto e aggiungere che questo libro mi ha lasciato un grande senso di riscatto e di bellezza addosso. Ma soprattutto di riscatto. Perché farcela è il sogno di tutti noi, in questo mondo dove per riuscire a inseguire i propri sogni bisogna sudare un milione di camice e metterci un impegno incredibile.

«Ed è proprio in questo momento che sento il tuono della fine del mondo. Adesso sì, posso dirlo senza temere di esagerare, perché quando perdiamo i nostri sogni è mille volte peggio di quando perdiamo qualcosa di reale. È quello il momento in cui non ci resta più niente»

Emma ce la fa, a dispetto di quanto si possa immaginare, ce la fa da sola, grazie alla sua capacità, passando anche per strade secondarie che le danno il tempo di riflettere, ponderare, conoscersi.
Ce la fa anche nella famiglia, andando a comprendere in profondità le sue radici, scovando una verità che le porterà soltanto più comprensione.
Emma potremmo essere tutti noi. Ed è questa la vittoria della Gazzola, quella di creare un personaggio talmente reale da essere alla portata di tutti.

Una scrittura fortemente descrittiva, spesso cinematografica, con quella punta di ironia graffiante che ci fa da subito provare un grande senso di affetto per la sua protagonista.

Grazie Emma per averci regalato un po' di speranza
Buona lettura


1 commento :

  1. Potrebbe sicuramente piacermi! In questo periodo di cambiamenti per me, leggere un po' di ottimismo di personaggi energici con tanta voglia di fare potrebbe essere terapeutico. Me lo segno!

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